Il “modesto” Marianetti, così Stefania Craxi aveva definito Dino quando nelle drammatiche vicende che stavano portando alla morte il Partito Socialista a qualcuno era venuto in mente di proporlo, come scelta disperata, alla guida di quel che restava del più antico e glorioso dei partiti italiani. Lo ricorda lo stesso Marianetti nella sua autobiografia (“Io c’ero”) che è stata presentata ieri alla Biblioteca del Senato, poche ore prima che ci giungesse, preannunciata però dalla sua assenza in un’occasione alla quale non sarebbe mai mancato per sua volontà, la notizia della morte. L’episodio e il passo del libro di memorie che lo racconta sono stati citati da Giuseppe De Rita, che ha commentato – rivelando di essere pure lui ciociaro, di Pontecorvo, come Marianetti che era nato a Tripoli nel 1940 ma era cresciuto a Morolo e Colleferro – che c’è una nobiltà nell’essere modesti, autodidatti, consapevoli di essere parte di una comunità che ti affida grandi responsabilità e che perciò deve essere rispettata rinunciando alla facile tentazione di fare la corsa da soli.