capitale umano

Il Sole 24 Ore sospende l’incredulità

Quando insegnavo, anni fa, arrivò a scuola uno studente canadese, un quindicenne figlio di emigrati  che erano tornati a casa. Conosceva poche parole di italiano, si esprimeva in uno slang bastardo di cui riuscivamo ad afferrare a malapena qualche vocabolo, sfigurati relitti emergenti da fiotti di parole incomprensibili per noi professori e i suoi compagni. Il consiglio dei docenti, di cui facevo parte,  si riunì per decidere come affrontare il problema. Un nostro collega si offrì (poi capimmo che la famiglia del ragazzo, residente in campagna con orto e pollaio, aveva previsto un modesto extra in natura) di impartirgli lezioni intensive per portarlo, così disse, a leggere e scrivere correttamente, per il suo livello, entro il 15 giugno successivo, giorno di chiusura dell’anno scolastico e di rilascio del titolo finale. Nel corso dell’ultima riunione didattica, subito dopo le festività di Pasqua, quella immediatamente precedente al consesso degli scrutini di fine anno scolastico, i professori del ragazzo lamentarono di non aver registrato miglioramenti significativi e ne chiesero ragione al collega che l’aveva preso sotto il suo tutorato, da lui ricevendo ancora assicurazione che il 15 giugno lo studente avrebbe inesorabilmente scritto e parlato l’italiano nel grado sufficiente a promuoverlo.

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