Inchiesta

Dalle Ande agli Appennini, il grande ritorno dei venezuelani

Se non è ancora una diaspora, poco ci manca. Da qualche anno e ogni giorno di più è in atto il silenzioso ritorno in Italia dei nostri emigrati in Venezuela, dei loro figli e nipoti: intere famiglie che fuggono dalla grande crisi di questo grande e contraddittorio paese sudamericano, sospeso tra i proclami rivoluzionari di Maduro e del suo partito con la promessa di una società più giusta e una realtà che, nel racconto dei nostri connazionali che sono fuggiti, è un incubo di miseria e corruzione. Un delirio che minuto dopo minuto distrugge ogni speranza, martellando nella mente il chiodo di un solo pensiero fisso conficcatosi in un’ossessione, quella di  riavvolgere il nastro delle proprie biografie personali o familiari e di tornare all’origine, al punto di partenza, con la certezza che, comunque vada, si approderà in un posto migliore di quello che si lascia. Il caso è giunto sulle pagine dei giornali e nelle cronache dei notiziari, spesso deformato dalla lente dell’ormai decennale polemica sullo “chavismo” e la sua eredità di oggi: se sia stato un bene diventato un male o se invece da noi sia arrivato da sempre il riflesso di un’allucinazione che ciascuno ha colorato con i suoi sogni, custoditi, come troppo spesso avviene, sulla pelle degli altri e a dispetto della verità, delle dure evidenze della vita da svegli. Non di questo, però, voglio parlare, ma di quanto ho visto e sentito in un piccolo angolo del Molise, la cui laboriosità sociale continua a sorprendermi ancora dopo anni di viaggi, incontri e racconti. Continua a leggere

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Inchiesta

Le comunità “deliberanti” si incontrano all’Aquila, con tanti giovani

“Il Festival della partecipazione” all’Aquila (siamo alla seconda edizione) è nato per dire che le città si ricostruiscono con la partecipazione dei cittadini, non escludendoli. Così era stato nei primi mesi del post terremoto, quando i tecnici e i supertecnici (molti solo presunti, a stare alle scoperte fatte successivamente), avevano preso la guida del treno della ricostruzione, imballatosi alle prime fermate, un attimo dopo che le luci della ribalta si erano spente sul dramma della città.

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Inchiesta

Palinodia molisana, a Trivento

Ho scritto, anni fa, di un’azienda che a Trivento – nel Molise che confina con l’Abruzzo e se ne va verso le alture del Matese – produceva farro. Era proprietà di una cooperativa, Nuova Europa 2000, guidata da un giovane imprenditore, Antonino Molinaro, simpatico – come constatai direttamente, incontrandolo – e generoso, come mi venne assicurato dal mio accompagnatore, il direttore della Caritas diocesana, il mio amico don Alberto Conti, che sapeva delle elargizioni di vario tipo di cui avevano beneficiato diverse famiglie povere della zona.

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